I 20 Franchi Tunisini sono una moneta d’oro emessa dalla zecca di Parigi dal 1891 al 1928. Chiamato anche Marengo Tunisino per le sue caratteristiche, è molto apprezzato dai collezionisti per il suo design, oltre che per la componente d’oro, presente al 90%.
Dal 1881 al 1956 la Tunisia fu un protettorato francese e dal 1891 il franco ha sostituito la precedente moneta, il rial. Per questa ragione i franchi tunisini erano emessi dalla zecca di Parigi e non coniati direttamente in Tunisia.
Con la formazione dell’Unione Monetaria Latina, molti Stati europei decisero di coniare monete dallo stesso valore nominale (20 franchi o 20 lire nel caso del marengo italiano) e con le stesse caratteristiche di peso, di contenuto di oro e argento per favorire la libera circolazione delle monete e del commercio fra i vari Stati del continente.
Il nome della moneta fu identificato nel marengo, una moneta nata in Italia nel 1801 per celebrare la vittoria di Napoleone Bonaparte contro gli austriaci l’anno prima proprio a Marengo, una località in provincia di Alessandria. Sebbene sia stato coniato in Italia, precisamente nella Repubblica Subalpina (odierno Piemonte), anche quella moneta era francese. Infatti la Repubblica Subalpina era una delle repubbliche sorelle fondate in Italia proprio da Napoleone, di fatto dipendenti dalla Francia.
Nel 1891 vi aderì anche la Tunisia con i 20 Franchi Tunisini d’oro, che di fatto divennero il marengo tunisino, anche se prodotto a Parigi fino allo stop della sua coniazione, avvenuta nel 1928.
Il Marengo tunisino da 20 franchi d’oro ha le stesse caratteristiche degli altri marenghi d’oro emessi in Francia. Pesa infatti 6,4516 grammi, di cui 5,8064 grammi d’oro, ha il titolo pari a 900 (21,6 carati) e il diametro è di 21 millimetri.
Sul dritto dei 20 Franchi Tunisini d’oro appare una scritta in arabo, lingua ufficiale in Tunisia ancora oggi. Ai lati del disegno ci sono due rami di ulivo e palme.
Sul rovescio del marengo tunisino troviamo il valore nominale della moneta, 20 Franchi Tunisini, e la sigla A, che indica la zecca che l’ha coniato, ovvero quella di Parigi.