Marengo italiano: storia e sovrani impressi sulla moneta d’oro

Marengo Italiano 20 lire retro

Il marengo italiano è una storica moneta del nostro Paese ed è stato coniato dalla zecca dello Stato dal 1861 al 1923, seppur con qualche anno di interruzione. I marenghi d’oro successivi a quest’ultima data non hanno corso legale e sono state emesse solo per i collezionisti.

Il marengo d’oro originario dal valore di 20 franchi è stato prodotto in Italia, precisamente nella Repubblica Subalpina (Piemonte) nel 1801 per celebrare la vittoria di Napoleone contro l’Austria proprio a Marengo, in provincia di Alessandria. Successivamente la zecca di Parigi ha continuato a produrre la moneta da 20 franchi con le stesse caratteristiche del marengo d’oro.

Fino al 1815 sul dritto dei marenghi d’oro vi era il profilo di Napoleone Bonaparte, dato che era Console di Francia e in seguito Imperatore dei francesi e conseguentemente anche Re d’Italia. Proprio per questo motivo il marengo d’oro è comunemente chiamano anche il “Napoleone“.

Quello prodotto dalla Repubblica Subalpina non lo si può definire propriamente marengo italiano, dato che lo Stato non era altro che una repubblica sorella francese, che verrà poi soppressa nel 1802 dal momento che la Francia decise di annettere il Piemonte direttamente alla Repubblica francese.

Il primo marengo d’oro ha però le stesse caratteristiche dei successi esemplari che saranno poi coniati in tutta Europa, come il marengo italiano, il marengo francese, il marengo svizzero e così via. Ad accomunare tutti i marenghi d’oro sono da una parte il valore nominale pari a 20 franchi (20 lire nel caso del Marengo italiano), ma anche precise caratteristiche di peso e dimensioni.

Il marengo italiano e quindi qualsiasi marengo d’oro veniva prodotto con un peso di 6,45 grammi, di cui 5,80 grammi in oro. La percentuale di oro nella moneta era del 90%, dunque con un titolo  di 900/1000. il diametro della moneta d’oro era invece di 21 millimetri.

Il marengo sopravvisse dunque a Napoleone, dato che moltissimi Stati europei iniziarono a coniare monete con il nuovo sistema monetario introdotto dalla Francia, che prenderanno il nome di marenghi d’oro. Nel 1795 la Francia decise di modificare il proprio sistema monetario creandone uno nuovo, che prenderò il nome di “franco germinale“.

Esso introduceva il sistema decimale delle monete, facendo corrispondere 1 franco a 100 centesimi. Inoltre il franco germinale prevedeva un sistema bimetallico di oro e argento. Ogni moneta da 1 franco doveva pesare 0,29025 grammi di oro puro e 4,5 grammi di argento puro. Il rapporto fra i due metalli doveva essere di circa 15,5.

Tecnicamente il primo marengo italiano, ossia del Regno d’Italia, è stato sì prodotto nel 1861, ma oltre a quello della Repubblica Subalpina, rileviamo che anche il Ducato di Parma e il Regno di Sardegna avevano prodotto marenghi d’oro. Per questa ragione abbiamo il marengo italiano Carlo Felice e il marengo d’oro raffigurante Carlo Alberto di Savoia, padre di Vittorio Emanuele II, primo re d’Italia.

Marengo italiano Vittorio Emanuele II

Il marengo italiano Vittorio Emanuele II è stato coniato dal 1861 al 1878, data della sua dipartita. Sul dritto troviamo il profilo di Vittorio Emanuele II che guarda verso sinistra, disegnato all’incisore Giuseppe Ferraris, la cui firma è facilmente riconoscibile sotto il busto del sovrano.

Intorno al profilo del re è impressa la dicitura “VITTORIO EMANUELE II”, mentre in basso vi è la data di coniazione.

Sul rovescio troviamo lo stemma sabaudo circondato dal collare dell’Annunziata tra rami di alloro, mentre verso l’esterno è incisa la scritta “REGNO D’ITALIA”. In basso viene indicato il valore nominale di 20 lire “L 20”.

Vittorio Emanuele II è stato l’ultimo re di Sardegna e primo re d’Italia. Fu infatti fautore del Risorgimento italiano insieme ad altri personaggi illustri come Camillo Benso Conte di Cavour e Giuseppe Garibaldi. Il monumento più importante dedicato a Vittorio Emanuele II è l’Altare della Patria, situato a Roma in Piazza Venezia e chiamano comunemente anche “Vittoriano”.

Una curiosità è legata al suo titolo. Dal momento che il Regno d’Italia è una sorta di prosecuzione del Regno di Sardegna, il sovrano non cambiò la numerazione del proprio nome, che rimase Vittorio Emanuele II (e non Vittorio Emanuele I, come sarebbe potuto essere trattandosi di un nuovo Stato).

Divenne re di Sardegna in seguito all’abdicazione del padre Carlo Alberto, che tentò invano durante la prima guerra d’indipendenza di sconfiggere l’Austria in Lombardia. Come primo atto non abrogò lo Statuto Albertino, mossa che gli valse il titolo di “Re Galantuomo”.

Il sovrano morì nel 1878 a Roma, a lui gli successe suo figlio Umberto I. La Zecca dello Stato coniò circa 11.743.000 esemplari del marengo italiano Vittorio Emanuele II.

Marengo italiano Umberto I

Marengo Italiano 20 lire

Il marengo italiano Umberto I fu prodotto dalla zecca italiana dal 1879 al 1897, ossia dall’anno successivo alla salita al trono di Umberto I fino a pochi anni prima della sua tragica morte.

Sul dritto del marengo d’oro è disegnato dall’incisore Speranza il profilo di Umberto I che guarda verso sinistra, mentre intorno al sovrano troviamo la scritta “UMBERTO I RE D’ITALIA”. In basso è presente la data di coniazione, che nel caso dell’esempio riportato è il 1882. Sul collo del re vi è invece la firma dell’autore del disegno.

Sul retro del marengo italiano Umberto I è impresso lo stemma sabaudo con intorno il collare dell’Annunziata fra un ramo di quercia e uno ramo di alloro. Alla sua sinistra è incisa la “L” che sta per “lire”, mentre a destra il numero 20, che corrisponde dunque al valore nominale di 20 lire.

Umberto I divenne re d’Italia nel 1878 succedendo a suo padre Vittorio Emanuele II. Fu un sovrano apprezzato da una parte della popolazione per alcuni eventi, come l’aiuto che fornì alla città di Napoli nel 1884, colpita dal colera, oppure per aver abolito ufficialmente la pena di morte approvando il codice Zanardelli.

Umberto I non fu ben visto da una fetta del popolo italiano per aver represso i moti del 1898. Le critiche aumentarono quando il sovrano concesse l’onorificenza al generale Bava Beccaris, che poco prima aveva represso nel sangue i moti popolari di Milano.

Il re subì nella sua vita ben tre attentati, l’ultimo orchestrato da Gaetano Bresci il 29 luglio 1900 a Monza gli costò la vita.

La zecca dello Stato produsse circa 8.763.000 esemplari di marengo italiano con il profilo di Umberto I.

Marengo italiano Vittorio Emanuele III

Il marengo italiano Vittorio Emanuele III è l’ultimo marengo prodotto in Italia e fu coniato a fasi alterne dal 1902 al 1923. Sotto questo sovrano vennero coniate tre diverse versioni:

  • Aquila Sabauda dal 1902 al 1908
  • Aratrice dal 1910 al 1927 (dopo il 1923 solo per i collezionisti)
  • Fascio negli anni 1922 e 1923

Su tutte e tre le versioni troviamo sul dritto il profilo di Vittorio Emanuele III, nella prima occasione disegnato dall’incisore Speranza, nella seconda Boninsegna e nella terza Attilio Silvio Motti.

A cambiare nelle tre versioni è il rovescio. Infatti nella prima versione è disegnata l’Aquila sabauda, ossia una figura araldica rappresentate l’aquila con al centro lo stemma di casa Savoia.

Nella versione aratrice troviamo un’allegoria del nostro Paese, ossia il disegno di un’aratrice che ha nella mano sinistra delle spighe di grano, mentre la mano destra tiene il manico di un aratro.

La versione fascio è celebrativa della marcia su Roma del 1922, che diede inizio al regime fascista in Italia. Quest’ultimo esemplare, così come i marenghi d’oro in Italia, non circolò mai a causa della pesante svalutazione della lira in quel periodo. Il valore dell’oro del marengo era diventato superiore al valore nominale di 20 lire. Per questa ragione a chi lo possedeva non conveniva spenderlo.

Il marengo d’oro da quel periodo divenne così una moneta d’oro da investimento e non più dedita alla circolazione.

Vittorio Emanuele III è certamente il re più discusso fra i sovrani di casa Savoia che hanno regnato sull’Italia. Fu infatti il re che consegnò l’Italia a Mussolini, il quale come sappiamo instaurò una dittatura totalitaria. Fra le colpe maggiori del re c’è quella di aver firmato ogni decreto fascista, comprese le leggi razziali del 1938.

Fu re d’Italia in entrambe le due guerre mondiali. Divenne Imperatore d’Etiopia dal 1936 al 1941 e re d’Albania dal 1939. Durante la seconda guerra mondiale, quando ormai gli Alleati erano sbarcati in Sicilia, decise di arrestare Mussolini nel 1943, ma scappò dalla capitale non appena fu firmato l’armistizio con gli angloamericani.

Esiliato alla fine del conflitto mondiale, abdicò in favore di suo figlio Umberto II, che regnò per il solo mese di maggio nel 1946. Il referendum del 2 giugno decretò infatti la fine della Monarchia e la nascita della Repubblica.

Morì in esilio nel 1947 ad Alessandria d’Egitto.

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